Terapia familiare
Tutte le famiglie, come tutte le coppie e tutti gli individui, attraversano sfide evolutive che richiedono all’individuo, alla coppia e al sistema famiglia una riorganizzazione.
- Eventi di vita prevedibili (matrimonio, nascita dei figli, pensionamento);
- Eventi di vita poco o per nulla prevedibili (lutti, separazioni, malattie, perdita del lavoro).
Ciò che capita, qualche volta, è che il sistema (la famiglia) viva un empasse, non riesca ad affrontare il compito richiesto e faccia fatica a mettere in campo le proprie risorse per affrontare il cambiamento richiesto.
Ecco perché è utile intraprendere una terapia familiare.
Nel momento in cui lo stallo vada avanti per molto tempo può instaurarsi un blocco evolutivo che, in genere, viene accompagnato dalla manifestazione sintomatico di uno o più componenti del nucleo.
A cosa serve la terapia familiare?
La terapia può favorire la famiglia nel costruirsi una narrazione ed un significato alla sofferenza e adottare differenti e più efficaci modalità comunicative e relazionali riappropriandosi, così, del proprio processo evolutivo.
Per chi è indicata?
La terapia familiare è appropriata per tutte le famiglie che stanno vivendo dei problemi connessi alle relazioni interpersonali che portano i membri del sistema a non riuscire più a comunicare in modo funzionale.
In particolar modo, chi può trarre maggio beneficio sono le famiglie con bambini che presentano sintomi specifici (disturbi della sfera emotiva e relazionale, fobie), famiglie con figli adolescenti (disturbi della condotta, disregolazione degli impulsi, etc).
5 curiosità sulla terapia familiare
La terapia familiare lavora sulle dinamiche relazionali di tutti i componenti in relazione reciproca, esplora e prende in esame i legami ed i rapporti con le famiglie di origine. Chi partecipa alle sedute è, di norma, tutta la famiglia.
Nella terapia di coppia, come suggerisce la parola stessa, chi partecipa alle sedute è la coppia dei partner. Il focus del lavoro può essere, ad esempio, sullo sviluppo di migliori e più proficue capacità personali che consentano l’attuazione di un modo nuovo di stare in relazione e appagante per ognuno.
Il primo contatto avviene telefonicamente dove vengono raccolte alcune informazioni e vengono fornite alcune indicazioni in merito alla terapia familiare se vengono subito poste delle domande.
Viene, quindi, fissato un appuntamento dove le informazioni raccolte durante il primo contatto telefonico vengono esplorate ed approfondite spiegando come funzioni l’assetto presentato.
In questo primo incontro sono invitati tutti i membri della famiglia.
Nel corso delle prime sedute sono approfondite le aree problematiche della famiglia.
La parte centrale del processo terapeutico, il quale è co-costruito, è rivolto al benessere psichico di tutti i membri, ma anche della famiglia nel suo insieme.
Il frutto di questo lavoro porta ad osservare se stessi e la propria famiglia con occhi nuovi e liberi dai blocchi evolutivi.
La durata è, generalmente, di circa un’ora e mezza, ed è cocondotto da due psicoterapeuti.
La pausa tra una seduta e l’altra varia tra le tre e le quattro settimane.
Di solito, l’esigenza di una terapia familiare si concretizza in quelle situazioni in cui la famiglia risponde alle avversità che sta vivendo in modo sempre più rigido e disfunzionale diminuendo, però, le abilità e la flessibilità per la risoluzione delle problematiche.
Trascinare un membro della famiglia, che sia il partner o un figlio, che è poco convinto ad iniziare un processo terapeutico o cercare di convincerlo è un obiettivo assai dannoso per la terapia stessa e per la sua efficacia.
Vediamo quali azioni si possono compiere.
Ci sono diverse possibilità, ma il primo elemento da mettere in campo è la comunicazione e quindi il messaggio che viene veicolato per far partecipare tutti i membri alla terapia familiare.
Un esempio utile può essere, ad esempio, incominciare dalle proprie necessità ed allargarle alla famiglia: “Ho necessità di intraprendere una terapia familiare poiché mi sono reso/a conto che ci sono delle dinamiche relazionali/comunicative che mi fanno stare male e vorrei lavorare con voi queste questioni per stare meglio e migliorare il clima familiare.”.
Un altro modo è quello di invitare il membro restio, non obbligandolo, ma chiedendo la sua presenza in qualità di consulente ed esperto di quella famiglia.
Sono solo alcuni esempi, ma per qualsiasi chiarimento, dubbio, domanda o curiosità contattami!
A seconda degli obiettivi che ci si prefigge, dalla motivazione al lavoro e l’impegno nel processo terapeutico i risultati varieranno, ma la cosa più importante, per me, è poter aiutare le famiglie a stare bene e diventare la versione migliore di sé stessa!
L’obiettivo generale è di introdurre una nuova organizzazione che risulti più funzionale all’interno dei sistemi che presentano:
• dei blocchi nel ciclo vitale della famiglia;
• difficoltà/impossibilità a stabilire confini chiari o confusione nei ruoli familiari;
• queste condizioni possono aver causato difficoltà che si sono poi espresse nel sintomo di uno o più componenti del nucleo familiare.